domenica 20 aprile 2014

Sintomatologia dei disordini temporomandibolari e del bruxismo

I sintomi relativi ai disordini temporomandibolari sono alquanto vari e non specifici. Non specifici significa che sono sintomi che si manifestano anche in altre patologie, è quindi di estrema importanza una corretta “diagnosi differenziale, cioè saper identificare quale sia il problema che provoca la comparsa di quel sintomo tra i tanti possibili.

La seguente è una lista dei sintomi che presentano i pazienti con disordini temporomandibolari, alcuni sono molto comuni altri meno comuni:
  • Dolore o rumori (schiocchi oppure sfregamento) all’articolazione della mandibola
  • Limitazione dell’apertura della bocca
  • Deviazioni dell’apertura della bocca
  • Mal di testa
  • Dolore e affaticamento ai muscoli del viso
  • Dolore o rigidità al collo, alle spalle e alla schiena
  • Mal di schiena
  • Mal d’orecchio
  • Ronzii o fischi alle orecchie
  • Sensazione di avere le orecchie tappate
  • Riduzione dell’udito
  • Dolore agli occhi o intorno agli occhi
  • Affaticamento della vista
  • Difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti
  • Capogiri e vertigini
  • Formicolio o intorpidimento alle mani e alle braccia
  • Mal di denti
I sintomi più tipici dei disordini temporomandibolari sono i sintomi all’articolazione della mandibola. Il nome corretto è “articolazione temporomandibolare” (abbreviato: ATM), e permette i movimenti di apertura e chiusura della bocca. Questi sintomi sono i seguenti: dolore, rumori (schiocchi o sfregamento) durante i movimenti mandibolari, limitazione dell’apertura della bocca e deviazioni dell’apertura della bocca. 

Per capire come possano comparire tali sintomi è bene sapere come è fatta e come funziona l’ATM. È costituita dalla parte finale dell’osso della mandibola, chiamata “condilo”, che si articola con una cavità corrispondente nella parte inferiore del cranio. Tra queste due strutture si trova un disco di tessuto fibrocartilagineo, che serve a far combaciare meglio i capi articolari tra loro e a rendere i movimenti più fluidi (vedi figura).
ATM - Disordini Temporomandibolari
*
ATM - Disordini Temporomandibolari
Durante il movimento di apertura della bocca il condilo ruota e poi scivola in avanti e verso il basso seguendo il profilo dell’eminenza articolare (che è il tubercolo che si trova davanti alla cavità articolare), e il disco articolare scivola in avanti e in basso seguendo il movimento del condilo.

Durante il movimento di chiusura della bocca avviene il contrario, il condilo scivola indietro e ruota in senso contrario con il disco articolare che segue il movimento del condilo scivolando indietro e verso l’alto (vedi figura). 

In condizioni di perfetta salute i movimenti di apertura e chiusura della bocca avvengono senza alcun dolore, senza nessun rumore articolare, senza deviazioni della mandibola, e non è presente limitazione dell’apertura della bocca. Anche i movimenti della mandibola in avanti e di lato avvengono senza alcun dolore, senza nessun rumore articolare e sono simmetrici.

Il dolore all’ATM può avere origini diverse. Più frequentemente è dovuto a un’infiammazione dell’articolazione, e la causa può essere un trauma acuto alla mandibola, ad esempio in seguito ad un pugno, o una caduta, oppure in seguito ad un incidente stradale; oppure un trauma di minore intensità ma protratto nel tempo legato a bruxismo, una scorretta occlusione dentale o dislocazione del disco articolare

Il bruxismo è l’abitudine di stringere, serrare o digrignare i denti. Questa attività è presente soprattutto durante il sonno, anche inconsapevolmente, e soprattutto nei periodi di maggiore stress o tensione. Può sollecitare in modo eccessivo le ATM e causarne l’infiammazione.

Bruxismo
Una occlusione dentale scorretta invece, può causare infiammazione quando costringe la mandibola ad assumere una posizione non fisiologica. Infatti la posizione della mandibola dipende dalla posizione dei nostri denti: noi possiamo chiudere la bocca solo nel modo in cui i denti “combaciano” tra loro. A volte questa posizione è diversa dalla posizione corretta, in questi casi la mandibola può trovarsi troppo in avanti, troppo indietro, o spostata lateralmente. 

Se ad esempio la mandibola si trova troppo indietro è più facile che ci sia una maggiore sollecitazione delle ATM e che quindi si possano infiammare. Tale eventualità diventa più probabile se oltre all’occlusione dentale scorretta è presente anche bruxismo.

In alcuni casi il disco articolare si trova dislocato, cioè spostato dalla sua posizione, in genere in avanti e verso un lato. In questa condizione vengono sollecitati maggiormente i tessuti che si trovano dietro il disco, che sono ricchi di nervi e vasi sanguigni, e questo può favorire l’insorgenza di un’infiammazione articolare (vedi figura a lato). 

ATM - BruxismoIl dolore dovuto ad infiammazione dell’ATM si accentua in genere durante la masticazione e durante i movimenti della mandibola, soprattutto quando si apre completamente la bocca (ad esempio durante gli sbadigli, o quando si addenta un panino). I rumori all’ATM durante i movimenti mandibolari invece, sono un segno che i movimenti articolari non si svolgono in modo fluido e scorrevole. Quando il rumore che si sente è una specie di schiocco, come un “click”, questo e probabilmente dovuto ad una dislocazione del disco articolare. Tale dislocazione è presente quando la bocca è chiusa, ma durante il movimento di apertura il disco ritorna nella sua posizione corretta, e questo avviene con un movimento rapido che da origine al “click. Il contrario si verifica durante il movimento di chiusura della bocca, quando il disco si disloca nuovamente in avanti con comparsa, in genere, di un altro “click” (vedi figura a lato).

Il rumore di sfregamento (come se ci fosse sabbia all’interno dell’articolazione) è causato da una degenerazione della cartilagine articolare che non risulta più completamente liscia, ma ruvida e irregolare. Questo fa si che durante i movimenti mandibolari lo sfregamento delle superfici articolari provochi il rumore.

Deviazioni dell'apertura della bocca
La limitazione e le deviazioni dell’apertura della bocca sono causate dalla dislocazione del disco articolare. Quando la dislocazione è presente solo con la bocca chiusa e il disco ritorna nella posizione corretta durante l’apertura della bocca, si ha una deviazione della mandibola verso un lato (lo stesso lato del “click”) durante il movimento di apertura, ma alla fine dell’apertura la mandibola ritorna al centro e l’apertura della bocca non è limitata (figura a sinistra). 




Deviazioni dell'apertura della bocca
Quando invece il disco è dislocato permanentemente e non ritorna mai nella posizione corretta, si ha una marcata deviazione della mandibola verso un lato associata ad una limitazione dell’apertura della bocca. In questo caso il “click” articolare non è più presente e la mandibola appare “bloccata” (figura a destra).

Nel primo caso, quando è presente il “click”, spesso l’articolazione non fa male, mentre nel secondo caso si associa quasi sempre una forte infiammazione che rende la zona molto dolente. La prima condizione si può trasformare nella seconda, cioè può capitare che in un primo tempo il disco dislocato sia in grado di ritornare nella posizione corretta durante l’apertura della bocca, ma che in seguito la dislocazione diventi permanente e la mandibola si “blocchi”. Il paziente racconta che per tanto tempo aveva un “click” quando apriva la bocca o masticava, e improvvisamente il “click” non si sente più e non riesce più ad aprire completamente la bocca.

mal di testaIl mal di testa è uno dei sintomi più frequenti. E’ dovuto prevalentemente all’affaticamento dei muscoli della masticazione, oppure dei muscoli della testa, del collo e delle spalle, che danno origine ad un dolore che si estende e si localizza in varie aree della testa. Poiché generalmente i muscoli coinvolti sono numerosi, il mal di testa può coinvolgere zone molto estese della testa: le tempie, il lato del viso, la fronte, la parte posteriore, la parte superiore. Se tale affaticamento è causato da bruxismo notturno il mal di testa si manifesta prevalentemente o esclusivamente la mattina appena svegli.

Un’altra causa di mal di testa può essere il dolore che si irradia dall’ATM. Quando questa articolazione è infiammata il dolore è solitamente localizzato nella zona davanti all’orecchio, ma quando è più intenso ad esempio durante la masticazione si può irradiare a tutta l’area circostante, soprattutto la tempia e il lato della testa.
A volte questi episodi di mal di testa possono essere confusi con attacchi di emicrania, perché si possono manifestare nello stesso modo.

Il dolore e affaticamento ai muscoli del viso è legato all’affaticamento muscolare che può derivare da bruxismo associato o meno ad una malocclusione dentale. A seconda dei muscoli che sono interessati si può avere dolore localizzato in parti diverse del viso: la mandibola e le guance, gli zigomi, le tempie, i denti, l’orecchio. In genere questo dolore si accentua durante la masticazione e i movimenti mandibolari.

dolore e rigidità alla schienadolore e rigidità al colloE’ frequente che i pazienti che soffrono di disordini temporomandibolari soffrano di dolore o rigidità al collo, alle spalle e alla schiena di origine muscolare. Sono dovuti allo stretto rapporto tra l’occlusione dentale, l’attività muscolare e la postura. I muscoli affetti sono dolenti alla palpazione e possono dare dolore spontaneo localizzato nel muscolo o anche riferito in diverse aree delle spalle, della testa e del collo .

Una grande percentuale di pazienti riporta sintomi alle orecchie che vanno dal dolore, ai ronzii o fischi alle orecchie, alla riduzione dell’udito e alla sensazione di avere le orecchie tappate.
Il mal d’orecchio nella maggior parte dei casi è un’infiammazione all’ATM che i pazienti riferiscono come “mal d’orecchio” perché l’articolazione si trova vicinissimo all’orecchio, ma non c’è niente che non va nell’orecchio (come viene rilevato dall’otorinolaringoiatra).

I ronzii e i fischi alle orecchie, come anche la sensazione di avere le orecchie tappate, e la riduzione dell’udito, pare che siano causati dal rapporto tra le strutture dell’apparato masticatorio e l’orecchio interno. I movimenti mandibolari e il bruxismo possono influenzare la funzione dell’orecchio attraverso connessioni di tipo muscolare, nervoso e ligamentoso. 

dolore agli occhiI sintomi agli occhi comprendono il dolore agli occhi o intorno agli occhi, affaticamento della vista, e difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti
 
Il dolore è in genere un dolore riferito dovuto a sofferenza dei muscoli del collo o della colonna cervicale, altre volte il dolore riferito può originarsi dai nervi grande o piccolo occipitale (sono nervi che si originano dal collo e poi innervano la testa), che si possono irritare per infiammazione o per compressione da parte dei muscoli del collo. 

L’affaticamento della vista e la difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti sembrano essere legati ad alterazioni nella convergenza degli occhi causate dall’occlusione dentale. Pazienti affetti da disordini temporomandibolari presentano infatti una prevalenza più alta di difetti di convergenza, associati soprattutto a mal di testa, dolore al collo e alle spalle, dolore ai muscoli masticatori e limitazione dell’apertura della bocca.

I capogiri, e a volte anche le vertigini, sono dovuti alla condizione di spasmo muscolare o affaticamento dei muscoli del collo e delle spalle, infatti sono simili ai sintomi causati dalle patologie alla colonna cervicale. Come abbiamo visto esiste uno stretto rapporto tra l’occlusione dentale, l’attività muscolare e la postura, in grado di causare sofferenza ai vari distretti della colonna vertebrale.

Il formicolio alle mani e alle braccia si manifesta quando i nervi che innervano le braccia e le mani vengono compressi alla loro origine alla base del collo. Sia ad opera dei muscoli del collo, quando sono contratti e affaticati, sia a causa di alterazioni della postura della colonna cervicale.

mal di dentiIl mal di denti può essere invece causato dalla loro compressione in caso di bruxismo.
Il digrignamento e il serramento dentale comporta una forte sollecitazione dei denti che possono rimanere indolenziti o risultare sensibili. Se il bruxismo, come spesso accade, è prevalentemente notturno, il dolore si avverte soprattutto al mattino appena svegli. In altri casi il dolore dentale può essere un dolore di origine muscolare riferito ai denti.
I muscoli che possono essere coinvolti sono i muscoli della masticazione che si trovano in corrispondenza delle guance e delle tempie, che solitamente solo dolenti.
Ovviamente, si deve escludere che il mal di denti sia causato da fattori locali come una carie o un’infiammazione delle gengive, o altre lesioni della bocca.

Fonte:

Latero-deviazione mandibolare funzionale in soggetti cefalalgici

Influenza della devizione mandibolare sulla sintomatologia muscolare dei DCM

L’occlusione dentale è definita come “un rapporto statico tra le superfici masticanti o incisive dei denti mascellari o mandibolari”. Fisiologicamente tale rapporto anatomico dovrebbe avvenire in modo bilanciato e senza stress per le diverse componenti dell’apparato stomatognatico, al fine di mantenere la stabilità ortopedica. Conseguentemente la malocclusione dentale è quella capace di produrre alterazioni patologiche nell’apparato stomatognatico, modernamente chiamate Disordini Cranio Mandibolari (DCM).

Come ampiamente descritto in letteratura il sintomo maggiormente riscontrato è il dolore nel territorio della testa e del collo, originato da punti algici (punti trigger) contenuti all’interno dei ventri muscolari, tipici della patologia miofasciale.

Con il termine di “latero-deviazione funzionale” della mandibola si allude a quella malocclusione in cui lo spostamento laterale della mandibola, necessario a trovare il contatto occlusale, determina un forzato adattamento con ipertono e sbilanciamento nei muscoli masticatori e cervicali, potenzialmente tale da indurre l’insorgenza di punti trigger nei muscoli coinvolti.

Un aiuto fondamentale alla diagnosi è fornito dalla scansione computerizzata dei movimenti mandibolari (kinesiografia) e dall’elettromiografia di superficie (sEMG), quest’ultima eseguita sia in riposo che durante il lavoro. Mentre la kinesiografia descrive la posizione nello spazio della mandibola ed i suoi movimenti, la sEMG misura le alterazioni elettriche rilevate dagli elettrodi di superficie.

Lo scopo della ricerca è quello di indagare sulla presenza di deviazioni mandibolari e di alterazioni elettromiografiche registrabili, in condizioni di massimo serramento, dei muscoli elevatori della mandibola in un gruppo di pazienti affetti da cefalee abituali.

MATERIALI E METODI

Sono stati presi in esame 41 pazienti (10 maschi e 31 femmine) di età compresa fra i 26 e i 57 anni. Tutti avevano anamnesi positiva per cefalea abituale e ricorrente che, nel 70% dei casi, si manifestava in sede fronto-temporale, nel 20% in sede nucale ed infine nel 10% al vertice.

Secondo il protocollo della nostra Scuola, tutti sono stati sottoposti ad accurata anamnesi, ad esame clinico con ispezione intra- ed extra orale, palpazione dei muscoli masticatori e di quelli cervicali nonché delle regioni articolari temporo-mandibolari a bocca aperta e chiusa.

I casi presi in esame, solo talvolta presentavano latero-deviazione mandibolare in occlusione centrica, valutata come discrepanza delle linee interincisive, mentre immancabilmente rivelavano una spiccata dolorabilità alla palpazione dei muscoli elevatori della mandibola e dei muscoli cervicali omolaterali alla deviazione.

Successivamente sono stati eseguiti i test elettromiografici di superficie dei muscoli elevatori della mandibola ed i test kinesiografici (K6I Myotronics, Seattle, U.S.A.): la sEMG è stata ottenuta dai muscoli masseteri, con applicazione di elettrodi cutanei (Myotronics Duotrode, Seattle, WA) secondo una linea ideale tracciata dall’angolo della mandibola al centro pupillare, e dai muscoli temporali, con elettrodi piazzati nella porzione cutanea anteriore al capillizio. Le registrazioni sono avvenute in condizioni di massimo serramento dentale (MVC) mantenuto per un periodo di 3 secondi, avendo come parametro di riferimento il valore medio del segnale rettificato.

Le scansioni kinesiografiche – eseguite mediante lettura computerizzata degli spostamenti di un magnete alloggiato sul vestibolo mandibolare in corrispondenza dei denti anteriori – hanno permesso di registrare i movimenti limite della mandibola e di misurare lo spazio libero individuale (FWS).

La lettura del FWS è stata ripetuta dopo avere raggiunto il rilassamento muscolare per mezzo della TENS (J4 Myotronics, Seattle, USA) a frequenza ultra-bassa dei nervi mandibolare e facciale mantenuta per 45 minuti.

Al termine della stimolazione TENS è stata valutata l’efficacia del rilassamento muscolare indotto ed osservata, mediante analisi kinesiografica, la traiettoria di movimento mandibolare libero da interferenze occlusali, con il relativo calcolo della deviazione mandibolare funzionale.

La latero-deviazione mandibolare funzionale è evidenziata dalla discrepanza esistente sul piano frontale tra l’occlusione centrica (CO) e la posizione di riposo fisiologica ritrovata con la stimolazione TENS.

I dati preliminari sono stati analizzati con analisi a due variabili secondo Fisher, riportando i soli valori p-level dei calcoli statistici eseguiti.

DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

Questo studio costituisce una indagine preliminare sugli effetti generali delle latero-deviazioni funzionali della mandibola. Fra i dati ottenuti quello più rilevante risiede nella constatazione che nei pazienti affetti da cefalea abituale è presente in altissima percentuale (80,5%) una latero-deviazione.

D’altronde non è stato possibile allo stato attuale della ricerca fornire ancora indici di correlazione tra sede della cefalea e grado e direzione della deviazione mandibolare.
Infatti i dati elettromiografici espressi come rapporto fra l’attività elettrica di muscoli omologhi e di muscoli omolaterali, risultano mediamente vicini a 1, indice questo di un sostanziale bilanciamento nella modalità di reclutamento delle fibre muscolari all’atto della contrazione massimale di serramento.

Solo nel gruppo con deviazione a destra (figura) si osserva il valore medio dei muscoli temporali omolaterali significativamente aumentato (p = 0,03). Analogamente nel gruppo con assenza di deviazione si osserva una prevalente ed inspiegabile attività elettrica dei muscoli temporali di destra pur rimanendo i valori di entrambi i gruppi, molto vicini all’unità.

L’analisi dei dati per coppie omolaterali dei muscoli elevatori, mostra una prevalente attività dei muscoli masseteri rispetto ai muscoli temporali nel gruppo di pazienti affetti da deviazione mandibolare destra, una prevalente attività dei muscoli temporali rispetto ai muscoli masseteri nel gruppo di pazienti affetti da deviazione mandibolare a sinistra. Un più favorevole equilibrio nel dato medio si osserva nel gruppo con assenza di deviazione.

Prendendo in esame i soli casi con deviazione più marcata (> 1mm) si osservano valori elettromiografici più lontani dal valore medio dei singoli gruppi, senza mai riscontrare un rapporto lineare tra grado di deviazione e sbilanciamento elettrico. L’impegno della muscolatura masticatoria a seguito della malocclusione è risultato, nell’insieme, sovrapponibile nei tre gruppi di osservazione, tanto per le correlazioni tra muscoli omologhi quanto tra muscoli omolaterali. La variabilità dei dati giustifica inoltre il basso significato dei risultati, che in futuro dovranno essere rivalutati osservando gruppi di studio più omogenei per caratteristiche comuni e più numerosi. Solo da tali osservazioni si potranno infatti ricavare informazioni più indicative sul rapporto tra diversi tipi di malocclusione e squilibri elettromiografici.

Di notevole importanza è inoltre la valutazione del coinvolgimento della muscolatura cervicale, dal momento che questi muscoli sono la causa principale dell’insorgenza degli stati dolorosi della testa, oltre che del collo, come ci hanno insegnato i fondamentali trattati di Travell e Simons .

È intuitivo che la latero-deviazione mandibolare funzionale sia l’espressione sul solo piano frontale di una torsione mandibolare che interessa i tre piani dello spazio, peraltro non rilevabile con gli attuali strumenti di scansione mandibolare. Tuttavia è da ritenersi certo che la corretta valutazione contemporanea dei dati EMG e kinesiografici possa accertare il fenomeno nella sua completezza. Ad ogni modo risulta anche dalla nostra esperienza che il dato clinico più evidente per valutare la latero-deviazione emerge dalla registrazione su wafer di resina della posizione occlusale corretta ottenuta dopo rilassamento con TENS. La conferma di esperienza clinica deriverà da ulteriori studi attualmente in corso.

Fonte:

sabato 12 aprile 2014

Il bite è una soluzione temporanea?

Articolo del dr. Pietro Silvestrini Biavati (Genova)
 
Molto spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della riabilitazione, formulano questa domanda ai gnatologi. Per cercare di spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove questo opera.


Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore. Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua terapia.


Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la terapia.

Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.

Ma allora come funziona? 

Il bite (morso in inglese) appunto, determina una nuova occlusione fra i denti, cioè un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento si rende necessario per diversi motivi.

  • Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza (spesso i denti del giudizio).
  • Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde classi II).
  • Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
  • Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
  • Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica (tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
  • Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
  • Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi fattori per una terapia più complessa. 

Tutte queste applicazioni non devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste patologie.

ESEMPIO:
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la mandibola si è spostata verso quel lato. Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale, frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione articolare, normalizza la muscolatura masticatoria. 

Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?

  1. fino alla remissione dei sintomi
  2. per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
  3. tutta la vita se non interviene sui denti
  4. solo la notte per due anni



La risposta giusta è ovviamente la "3", in quanto se il problema causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante. Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la massima sollecitazione al menisco già malandato.
 
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo così una terapia a termine.

Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o vanno sistematicamente dal dentista.

Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.


Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari facendo il dente leggermente più basso. Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
 
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte contatto fra i denti anteriori.

Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.

Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE, dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a vita.


Una ultima considerazione.

Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori sono i due sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.

La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo. Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola, questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe, inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.

Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa, l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.

Fonte:


Molto spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua terapia.


Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto, determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza (spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica (tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale, frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
  1. fino alla remissione dei sintomi
  2. per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
  3. tutta la vita se non interviene sui denti
  4. solo la notte per due anni

La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.

Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE, dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo. Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola, questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe, inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa, l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.
- See more at: file:///C:/Users/Fiore/Desktop/Istituto%20Superiore%20di%20Posturologia%20Neuro-Mio-Fasciale%20AIFIMM.htm#sthash.q9mrvZSD.dpuf
 stessi Terapisti della riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua terapia.

- See more at: http://www.aifimm.it/il-bite-e-una-soluzione-temporanea/#sthash.OwHxiv5Q.dpuf
Molto spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua terapia.


Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto, determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza (spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica (tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale, frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
  1. fino alla remissione dei sintomi
  2. per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
  3. tutta la vita se non interviene sui denti
  4. solo la notte per due anni

La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.

Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE, dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo. Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola, questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe, inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa, l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.

- See more at: http://www.aifimm.it/il-bite-e-una-soluzione-temporanea/#sthash.OwHxiv5Q.dpuf
Molto spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua terapia.


Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto, determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza (spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica (tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale, frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
  1. fino alla remissione dei sintomi
  2. per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
  3. tutta la vita se non interviene sui denti
  4. solo la notte per due anni

La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.

Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE, dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo. Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola, questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe, inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa, l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.

- See more at: http://www.aifimm.it/il-bite-e-una-soluzione-temporanea/#sthash.OwHxiv5Q.dpuf

domenica 6 aprile 2014

Gli angoli funzionali masticatori di Planas

Perché la masticazione avvenga con una sequenza monolaterale ed alternata è necessario che la mandibola abbia la possibilità di muoversi liberamente, nel contatto occlusale, su entrambi i lati della bocca. Il movimento mandibolare è guidato dai piani inclinati esistenti sulla superficie di contatto dei denti; una uguale inclinazione di tali piani sui due lati determina Angoli di Funzione Masticatoria (AFMP) uguali.

Individuati dal Prof. Pedro Planas gli AFMP destro e sinistro sono gli angoli che il punto di contatto tra gli incisivi inferiori forma con la linea orizzontale passante per il margine degli incisivi superiori nei movimenti di lateralità, con partenza dalla Posizione di Massima Intercuspidazione (PIM). Questa posizione corrisponde alla Minima Dimensione Verticale (MDV) della parte inferiore del viso.

Per avere quindi una masticazione con sequenza monolaterale e alternata gli AFMP devono essere uguali e, perché questa funzione sia efficace come stimolo per la crescita, essi devono essere quanto più piccoli possibile in ampiezza, in relazione all’età dell’individuo.

All’età di circa tre anni, quando si completa la dentizione decidua, e all’età di tredici anni, quando si completa la dentizione permanente con il raggiungimento del piano occlusale da parte dei secondi molari, gli AFMP hanno il loro valore massimo. Per l’usura da funzione dei denti decidui gli AFMP vanno riducendosi fino a raggiungere il loro valore minimo (ideale 0°) a sei anni con l’inizio della permuta. Ugualmente nell’adulto l’usura dei denti dovrebbe ridurre il valore degli AFMP progressivamente fino a raggiungere il valore minimo (ideale 0°) a circa sessanta anni di età in individui che abbiano un dieta fatta di cibi duri che richiedano una masticazione forte e prolungata.



Il momento di inizio della permuta dei denti decidui corrisponde altresì:
- all’eruzione dei primi molari permanenti;
- al completamento della mielinizzazione dei tronchi nervosi periferici, con particolare importanza per quelli che innervano i muscoli posturali;
- alla formazione dell’arco plantare;
- al completamento delle curve fisiologiche del rachide.

E’ quindi un momento particolarmente importante per l’individuo che consolida il proprio sistema posturale e ne definisce in modo stabile gli schemi di comportamento.



Se gli AFMP sono asimmetrici avremo una masticazione monolaterale prevalente dal lato in cui l’AFMP è più piccolo, con una asimmetria nella distribuzione degli stimoli funzionali utili a regolare la crescita ossea funzione dipendente; questo determinerà delle variazioni dei caratteri morfologici delle basi ossee e delle parti molli dell’organo della masticazione che risulterà così asimmetrico.

Valutazione clinica dell’ angolo funzionale masticatorio di Planas

L’osservazione del movimento della mandibola nelle lateralità destra e sinistra permette una valutazione clinica semplice, immediata ed efficace di come funziona la bocca di un paziente.

L’angolo funzionale masticatorio di Planas (AFMP) consente un accesso immediato alla fisiologia/non fisiologia del rapporto tra mandibola e mascellari. Vediamo come attraverso due casi clinici.

Primo Caso

Massima occlusionePartendo dalla posizione di massima occlusione si chiede al paziente di far scivolare la mandibola verso il lato destro mantenendo il contatto dentale , in modo che il movimento sia guidato dal rapporto tra cuspidi e fosse.







Movimento 1
Nel fare questo movimento si crea uno spazio tra le arcate dentarie dal lato opposto al movimento che si può valutare quantitativamente. Si chiede poi, sempre partendo dalla posizione di massima occlusione, un movimento analogo dal lato sinistro come si può osservare nella prossima figura.






Spazio tra arcateAnche in questo caso si apre uno spazio tra le arcate dal lato opposto al movimento che valuteremo quantitativamente e confronteremo con quello precedente.





Se questi spazi sono pressoché equivalenti, abbiamo la conferma che la masticazione del paziente è fisiologica, cioè monolaterale alternata, come nell’esempio riportato.


Secondo Caso

Arcate nella loro massima intercuspidazioneArcate nella loro massima intercuspidazione. Già in questa posizione si osserva la non coincidenza delle linee interincisive.








spazio interarcata ridottoNel movimento di lateralità sinistra si apre sul lato destro uno spazio interarcata ridotto








Spazio interarcata ampioNel movimento di lateralità destra si apre sul lato sinistro di uno spazio interarcata ampio.






Il confronto di questi due semplici movimenti ci fa capire che per la mandibola è molto più facile il movimento di lateralità sinistra, per cui il paziente tenderà a masticare prevalentemente sul quel lato della bocca. Siamo in presenza di una masticazione monolaterale prevalente, cioè siamo in presenza di una disfunzione; in questo paziente infatti le ATM sono sottoposte a stimoli diversi:
  • a sinistra prevalgono stimoli di compressione (lato di lavoro prevalente);
  • a destra stimoli di trazione (lato di bilanciamento prevalente).

Conclusioni

La presenza di AFMP simmetrici e coerenti con l’età indica una corretta funzione dei due mascellari, con una corretta funzione e morfologia delle ATM in tutte le loro componenti, ossee, muscolari, legamentose. Il disegno che segue evidenzia il rapporto di interdipendenza anatomo-funzionale tra le strutture orofacciali e il cranio.

Fonte: