Il bite è una soluzione temporanea?
Articolo del dr. Pietro Silvestrini Biavati (Genova)
Molto spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della
riabilitazione, formulano questa domanda ai gnatologi. Per cercare di
spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove
questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra
le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore. Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti
a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe
generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti
ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto
la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua
terapia.
Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o
dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate
interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la
terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona?
Il bite (morso in inglese) appunto,
determina una nuova occlusione fra i denti, cioè un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo
semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè
in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento
si rende necessario per diversi motivi.
-
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad
esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza
(spesso i denti del giudizio).
-
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i
denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il
riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di
evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde
classi II).
-
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che
obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così
una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
-
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola
scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei
denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
-
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una
distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico
fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più
compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica
(tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono
piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
-
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide
dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far
smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
-
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi
fattori per una terapia più complessa.
Tutte queste applicazioni non
devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono
proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste
patologie.
ESEMPIO:
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una
deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti
da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si
sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la
mandibola si è spostata verso quel lato. Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in
quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un
click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale,
frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di
riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione
articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
- fino alla remissione dei sintomi
- per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
- tutta la vita se non interviene sui denti
- solo la notte per due anni
La risposta giusta è ovviamente la "3", in quanto se il problema
causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato
fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo
che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante. Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il
bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella
patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la
masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la
massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate
dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a
cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo
così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti
gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per
cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed
irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o
vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo
lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.
Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti
che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti
sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno
essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che
costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di
proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari
facendo il dente leggermente più basso. Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno
scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte
contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una
ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE,
dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a
vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori sono i due
sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo.
Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba
più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola,
questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe,
inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba
corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi
questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa,
l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si
userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.
Fonte:
Molto
spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della
riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di
spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove
questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra
le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti
a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe
generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti
ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto
la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua
terapia.
Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o
dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate
interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la
terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto,
determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi
gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo
semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè
in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento
si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad
esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza
(spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i
denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il
riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di
evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde
classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che
obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così
una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola
scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei
denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una
distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico
fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più
compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica
(tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono
piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide
dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far
smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi
fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non
devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono
proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste
patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una
deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti
da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si
sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la
mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in
quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un
click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale,
frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di
riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione
articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
- fino alla remissione dei sintomi
- per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
- tutta la vita se non interviene sui denti
- solo la notte per due anni
La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema
causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato
fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo
che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il
bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella
patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la
masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la
massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate
dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a
cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo
così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti
gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per
cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed
irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o
vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo
lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.
Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti
che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti
sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno
essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che
costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di
proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari
facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno
scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte
contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una
ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE,
dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a
vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due
sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo.
Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba
più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola,
questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe,
inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba
corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi
questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa,
l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si
userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.
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stessi Terapisti della
riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di
spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove
questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra
le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti
a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe
generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti
ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto
la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua
terapia.
- See more at: http://www.aifimm.it/il-bite-e-una-soluzione-temporanea/#sthash.OwHxiv5Q.dpuf
Molto
spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della
riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di
spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove
questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra
le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti
a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe
generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti
ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto
la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua
terapia.
Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o
dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate
interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la
terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto,
determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi
gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo
semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè
in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento
si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad
esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza
(spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i
denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il
riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di
evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde
classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che
obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così
una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola
scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei
denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una
distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico
fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più
compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica
(tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono
piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide
dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far
smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi
fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non
devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono
proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste
patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una
deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti
da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si
sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la
mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in
quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un
click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale,
frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di
riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione
articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
- fino alla remissione dei sintomi
- per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
- tutta la vita se non interviene sui denti
- solo la notte per due anni
La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema
causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato
fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo
che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il
bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella
patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la
masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la
massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate
dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a
cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo
così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti
gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per
cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed
irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o
vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo
lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.
Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti
che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti
sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno
essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che
costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di
proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari
facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno
scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte
contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una
ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE,
dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a
vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due
sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo.
Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba
più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola,
questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe,
inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba
corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi
questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa,
l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si
userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.
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Molto
spesso pazienti gnatologici e gli stessi Terapisti della
riabilitazione, formulano questa domanda a noi gnatologi. Per cercare di
spiegare come normalmente funziona un bite, è necessario capire dove
questo opera.
Il bite o splint (con tutte le accezioni del caso) viene inserito fra
le arcate dentali, poco importa che sia superiore od inferiore.
Esso è uno strumento rigido che non permette alcun movimento ai denti
a cui è agganciato. Inoltre, per la sua morfologia non dovrebbe
generare spinte anomale sui denti antagonisti e quindi movimenti
ortodontici.
Se questi si generano, sono effetti collaterali da evitare, in quanto
la reversibilità del bite è un aspetto imprescindibile della sua
terapia.
Spesso se si creano spostamenti dentali (normalmente estrusioni) o
dei denti posteriori o peggio di quelli frontali, vengono generate
interferenze più gravi della partenza, rendendo ancor più difficile la
terapia.
Quindi, già in questo preambolo possiamo notare che il bite non fa terapia sui denti.
Ma allora come funziona? Il bite (morso in inglese) appunto,
determina una nuova occlusione fra i denti, cioè, come diciamo noi
gnatologi, un nuovo rapporto mandibolo cranico. Per dirla in modo
semplice, il bite riposiziona la mandibola in una nuova posizione, cioè
in avanti, di lato, in dietro, più aperta ecc. Questo riposizionamento
si rende necessario per diversi motivi.
Il primo potrebbe essere per evitare precontatti dannosi, come ad
esempio un dente più alto degli altri che crea una grossa interferenza
(spesso i denti del giudizio).
Una seconda potrebbe essere per evitare il contatto serrato fra i
denti anteriori superiori ed inferiori, che se presente, scatena il
riflesso incisale che tira la mandibola indietro nel tentativo di
evitare il precontatto (frequente nei morsi coperti e nelle seconde
classi II).
Una terza potrebbe essere per chiudere spazi interdentali che
obbligano la lingua a sigillarli durante la deglutizione, generando così
una deglutizione atipica e un problema gengivale ai denti contigui.
Una quarta potrebbe essere la necessità di ricentrare una mandibola
scivolata di lato per una occlusione non corretta, o per la perdita dei
denti da quel lato, o ancora per lavorazioni odontoiatriche incongrue.
Una quinta, ancora, potrebbe essere la necessità di praticare una
distrazione condilare, ovvero cercare di ricreare uno spazio fisiologico
fra condilo e fossa, per permettere al menisco di non essere più
compresso e per cercare di ricatturarlo nella posizione fisiologica
(tipico di chi ha perso denti posteriori e gli ultimi molari si sono
piegati in avanti perdendo altezza (dimensione verticale).
Una sesta opzione potrebbe essere la necessità di ricreare guide
dentali perse nei digrignatori per ottenere un duplice effetto: far
smettere di digrignare e/o ridurre il consumo dentale nel bruxismo.
Ancora, il bite, potrebbe essere costruito con un insieme di questi
fattori per una terapia più complessa. Tutte queste applicazioni non
devono prescindere da un corretto equilibrio muscolare, in quanto sono
proprio i muscoli contratti in modo asimmetrico che hanno creato queste
patologie.
Detto questo prendiamo un paziente tipo. Il sig. Rossi presenta una
deviazione della mandibola a destra. Aveva perso 10 anni fa alcuni denti
da quel lato che non ha sostituito. Dopo 5 anni, i denti rimasti si
sono spostati, piegandosi in avanti e perdendo dimensione verticale: la
mandibola si è spostata verso quel lato.
Decide di mettersi i denti e va dal dentista che realizza un ponte in
quella posizione, da noi detta abituale. Dopo altri 5 anni compare un
click articolare, magari dei dolori in regione scapolare e cervicale,
frutto dell’adattamento che è piano piano scivolato in patologia.
Il sig. Rossi va allora dallo gnatologo che realizza un bite (di
riposizionamento) che ricentra la mandibola, toglie la compressione
articolare, normalizza la muscolatura masticatoria.
Quanto, secondo voi dovrà portare il bite?
- fino alla remissione dei sintomi
- per 6 mesi dopo la remissione dei sintomi
- tutta la vita se non interviene sui denti
- solo la notte per due anni
La risposta giusta è ovviamente la "c", in quanto se il problema
causativo erano i denti malposizionati a destra, sui quali è anche stato
fatto un ponte, l’unica terapia risolutiva sarà rifare il ponte in modo
che ricentri la mandibola e ripristini l’altezza mancante.
Se il sig. Rossi non lo farà, si troverà nella situazione che con il
bite è a posto, sta bene, mentre quando lo toglie ricade nella
patologia. Visto che non si può mangiare sul bite, proprio per la
masticazione dovrà toglierlo e proprio in questi momenti si avrà la
massima sollecitazione al menisco già malandato.
Dobbiamo tenere ben presente che il bite non modifica le arcate
dentali a differenza ad esempio di un plantare che induce il piede a
cambiare il tipo di appoggio e quindi la volta plantare, permettendo
così una terapia a termine.
Dobbiamo ancora tener presente che la bocca, a differenza di tutti
gli altri distretti corporei, subisce modificazioni anche importanti per
cure, estrazioni, capsule, ortodonzia ecc, di tipo statico ed
irreversibile, e che la maggioranza dei nostri pazienti sono andato o
vanno sistematicamente dal dentista.
Quando prima dicevo lavori incongrui, non necessariamente intendevo
lavori fatti male, ma soltanto uno status di anni di terapie.
Faccio un semplice esempio: un bambino che sfortunatamente ha i denti
che si cariano facilmente. Questo bambino subirà molteplici trattamenti
sui suoi denti, con otturazioni che periodicamente (anni) dovranno
essere sostituite, con struttura dentale residua sempre più esigua che
costringe il dentista a modellazioni "conservative" nel senso di
proteggere l’otturazione e il dente da rotture successive, magari
facendo il dente leggermente più basso.
Ancora le otturazioni nel tempo si consumano molto di più di un dente e molto di più se fatte "bianche" in composito.
Questo determina un abbassamento dell’occlusione, magari uno
scivolamento verso un lato, o ancora una retrusione per evitare un forte
contatto fra i denti anteriori.
Ecco che qui si innesca la patologia, senza colpa per l’odontoiatra, che ha cercato di fare il suo meglio.
Ecco che qui si introduce un bite per DIAGNOSTICARE e VERIFICARE una
ipotesi di correzione della masticazione, che poi, INEVITABILMENTE,
dovrà essere applicata sui denti, se non si vuole portare il bite a
vita.
Una ultima considerazione.
Il sistema stomatognatico e il sistema arti inferiori, sono i due
sistemi che permettono normalmente la chiusura di catene muscolari.
La prima chiudendo i denti, la seconda appoggiando i piedi al suolo.
Bene, potete confrontare i due sistemi. Se a una persona con una gamba
più corta di 4 cm applicate un rialzo di tale entità sotto la suola,
questa camminerà quasi senza zoppicare, appena toglierà le scarpe,
inevitabilmente, ricomincerà a zoppicare.
Ecco, immaginate che in bocca, da qualche parte, ci sia una gamba
corta: senza rialzo la mandibola, inevitabilmente, zoppicherà. Che poi
questo rialzo sia un bite, un ponte o ortodonzia poco importa,
l’importante è che il dislivello sia compensato. A seconda di cosa si
userà, il compenso sarà permanente o temporaneo.
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